Breve analisi delle conseguenze non economiche della crisi

La crisi economica e tutte le dinamiche ad essa legata hanno determinato una serie di conseguenze dall’impatto più o meno grande. Ma questi eventi non sono da rimandare soltanto a cambiamenti che avvengono nell’ambito economico dei vari paesi.

Il costo della crisi, infatti, è rappresentato anche da preoccupanti ripercussioni sociali e psicologiche, che intaccano l’identità degli individui e rendono ancora più problematica la risoluzione del problema.

Dinamiche psicologiche e sociali

La caduta libera delle Borse e il lento deteriorarsi degli indici dell’economia globale sono solo alcuni dei risultati più evidenti portati dalla crisi economica degli ultimi anni, la quale fatica a riassorbirsi.

Persino esperti ed economisti trovano delle difficoltà a spiegare con precisione quanto a lungo e in che modo questa crisi continuerà a gravare sulla vita dei cittadini.
 Ciò che è certo è il fatto che le conseguenze di questi avvenimenti non sono solo da ricercarsi a livello economico.

Anche a causa dell’incrementato tasso di disoccupazione, soprattutto in Italia, è sempre più evidente come le dinamiche della crisi portino ad effetti psicologici e sociali piuttosto preoccupanti per tutta la popolazione.
 L’essere precari, disoccupati e le paure che ne derivano non mettono a repentaglio solo la condizione economica dell’individuo, ma anche il suo benessere mentale ed emotivo.

Essa è diventata, ormai, una vera e propria “sindrome da lavoro precario”, che agisce sulla mente, esprimendosi con ansia, depressione e mancanza di autostima. 
Secondo alcuni studi, inoltre, persino il tasso di suicidi sarebbe influenzato e incrementato da tali dinamiche e dai comportamenti ad esse associati.

Perdita di identità e resilienza

Insieme a timori, ansia e depressione, le difficoltà legate al lavoro e, in generale, alla situazione economica del paese, decretano soprattutto una perdita della propria identità. Possedere un lavoro significa anche avere un preciso ruolo nella società e quando questo viene meno, persino la capacità di provvedere per la propria famiglia viene messa in discussione.

Tale processo, dunque, non solo rende più difficile il percorso che una persona può intraprendere per risolvere le problematiche di tipo economico, ma ostacola anche la possibilità di reinventarsi e ristabilire la propria posizione nella società, cogliendo e sfruttando nuove opportunità.

In una fase critica come quella di un tracollo economico, infatti, è fondamentale avere la capacità di reagire al cambiamento in maniera positiva, tramutando le difficoltà in occasioni e opportunità. 
Questa caratteristica viene definita come “resilienza”, termine ereditato dalla scienza che, in genere, esprime la capacità dei materiali a resistere a forze che ne possono causare la rottura.

La resilienza è per la psiche umana quello che il sistema immunitario costituisce per il corpo, ma le due dimensioni spesso lavorano in sincronia ed è per questo motivo che non sempre è sufficiente agire sull’una o sull’altra, singolarmente. 
Fattori biologici, psicologici e sociologici determinano il livello di resilienza dell’individuo.

Durante un periodo di forte crisi, quelli che prima erano punti di riferimento vengono messi in discussione e, perciò, si verifica un crollo delle certezze.
 Proprio per questo, per reagire positivamente a questo tipo di cambiamento, occorre che i lavoratori siano supportati e sostenuti, anche dalle comunità del lavoro.