Nuova vita ai nostri dispositivi grazie a un caricabatterie portatile

Un caricabatterie portatile può regalare ore di utilizzo preziose per i nostri dispositivi preferiti, tra tutti smartphone e tablet, ed è uno dei migliori accessori in cui investire.

Attività come ascoltare la musica, fare fotografie, giocare, navigare in Rete e inviare messaggi possono gravare parecchio sulla durata della batteria di un dispositivo e trovare un modo per ricaricarla, specialmente se si è fuori casa o in viaggio, può risultare complicato. Fortunatamente, scegliendo un caricabatterie portatile, è possibile farlo direttamente nelle nostre tasche.

Di cosa si tratta

Molto diffusi negli Stati Uniti, i caricabatterie portatili stanno avendo un grande successo anche in Italia. Anche chiamati “power bank”, essi sono delle vere e proprie batterie esterne che possono essere ricaricate in maniera tradizionale, collegandole ad una fonte di energia.

In seguito, collegandoli ai propri dispositivi, sarà possibile trasferire l’energia accumulata e prolungare la durata della batteria di smartphone, tablet e altri gadget compatibili. Essendo accessori che si utilizzano prevalentemente fuori casa, è importante considerare la scelta di caricabatterie dal peso e dalle dimensioni ridotti.

Capacità di carica e corrente in uscita

L’aspetto fondamentale da valutare, tuttavia, è rappresentato dalla capacità di carica del caricabatterie, espressa in mAh (milliampere/ora). Per poter garantire ai nostri dispositivi una durata adeguata,, occorre scegliere un caricabatterie portatile che superi di gran lunga la capacità di carica della batteria originale del dispositivo in uso.

Per esempio, se siamo in possesso di un dispositivo la cui batteria ha una capacità di 2500mAh, optare per un power bank con una capacità di carica che superi i 3000mAh è fortemente consigliato.

In questo modo, infatti, garantiremo al nostro gadget tecnologico almeno una seconda carica completa. 
In base alla capacità di caricabatterie e dispositivo, potremo contare su durate più prolungate e su un numero maggiore di cariche aggiuntive.

Oltre alla capacità di carica, è importante conoscere i requisiti in termini di corrente in uscita dell’apparecchio che si andrà a ricaricare. Un gran numero di smartphone richiede un valore di corrente in uscita di 1A, mentre sarà necessario un valore di 2A per alcuni tablet.

In questo senso, è importante sapere che alimentare un dispositivo USB con una valore di corrente più alto non avrà effetti negativi sullo stesso.

Ricarica multipla e senza fili

Un caricabatterie portatile può non limitarsi alla ricarica in movimento di un solo dispositivo. Molti modelli in commercio, infatti, consentono la ricarica di più dispositivi, in base al numero di uscite a disposizione. Per una ricarica “multipla”, ovviamente, sarà necessaria una capacità maggiore.

Per garantire un’autonomia superiore, inoltre, è opportuno valutare ulteriori elementi, quali la tensione in uscita e soprattutto la composizione delle celle della batteria.
 Un caricabatterie ai polimeri di litio risulta, generalmente, superiore a uno con batteria agli ioni di litio.

Infine, è interessante la possibilità offerta da alcuni modelli più moderni di caricare i propri gadget tramite l’energia della luce solare o, addirittura, senza l’utilizzo di cavi.
 I caricabatterie wireless, infatti, permettono di appoggiare il proprio smartphone o tablet sulla sua superficie e di completare l’operazione di ricarica, grazie ad un processo di induzione magnetica.

Compressori aria: tutto quello che c’è da sapere

Il compressore d’aria è uno strumento estremamente utile e versatile che può aiutare nello svolgimento di numerose attività di fai-da-te, ma anche di lavori meccanici più pesanti.

Esso, infatti, può essere sfruttato nella verniciatura, nel gonfiaggio, nella pulizia e, più in generale, per l’alimentazione di ulteriori attrezzi che richiedono un getto d’aria ad alta pressione per funzionare correttamente.

Compressore volumetrico alternativo

Come si può immaginare, il compressore lavora per “comprimere” l’aria e restituire, dunque, un flusso a pressione superiore. Esso, tuttavia, è anche e soprattutto un convertitore di energia: lo strumento, infatti, trae energia dalla rete elettrica e la tramuta in energia meccanica.

Mentre il mercato offre numerose tipologie di compressori, quello più diffuso nel mondo del fai-da-te e del bricolage è sicuramente il compressore volumetrico alternativo. Esso è formato da un cilindro, all’interno del quale scorre un pistone, mosso da un motore elettrico.

Il cilindro presenta due aperture, le quali si aprono e si chiudono alternativamente, aspirando l’aria ed espellendola ad una pressione superiore di quella esterna. 
La struttura del compressore, inoltre, presenta un rubinetto ed un tubo flessibile ma resistente, all’estremità del quale sarà possibile applicare tutti gli strumenti necessari al lavoro da svolgere, inclusi pistole a spruzzo e per gonfiare, attrezzi per svitare e avvitare bulloni e pistole a vapore.

I compressori sono solitamente dotati di ruote, in modo che il loro spostamento risulti semplice durante ogni attività lavorativa. Un regolatore manuale, infine, consente di modificare a piacere la quantità di aria che fuoriesce dal tubo e di adattarla alle proprie necessità e all’intensità di lavoro richiesta.

Capacità, pressione e manutenzione

In base all’utilizzo che si farà dello strumento, è importante sceglierne correttamente prestazioni e potenza. 
Il primo fattore da considerare è senza dubbio la capacità, che viene espressa in litri.

Il serbatoio di un compressore può essere di dimensioni molto diverse tra loro. In Italia, sono molto diffusi i compressori ad aria con capacità di 6, 24 e 50 litri, varianti che costituiscono un’ottima scelta nel caso si richieda un uso domestico e occasionale dello strumento.

Oltre alla capacità, che determina l’autonomia del compressore, è opportuno valutare la pressione in uscita, espressa in psi (pounds per square inch; libbre per pollice quadrato). 
Tale unità di misura sarà utile a capire quali strumenti potremo accostare al compressore e a determinare le effettive possibilità che esso potrà offrire.

Per esempio, una capacità di 5 litri e una pressione costante di 30 psi saranno sufficienti per attività come l’aerografia, mentre valori superiori saranno necessari per l’utilizzo di pistole sparachiodi e, in generale, attrezzi da officina.

Poiché l’entità della pressione in uscita è regolabile, solitamente è consigliato scegliere un compressore dalle prestazioni leggermente superiori a quelle desiderate, in modo da essere sicuri che possa operare con efficienza per l’intera durata dell’operazione.

Infine, è opportuno prestare attenzione alle condizioni del compressore ed effettuare manutenzione regolarmente. Dopo molte ore di utilizzo, infatti, è consigliato verificarne il corretto funzionamento ed eseguire una pulizia completa dell’attrezzo, per evitare problemi tecnici o inconvenienti durante l’uso.

Perchè è importante usare uno scaldabiberon

Se consideriamo l’ampia gamma di piccoli elettrodomestici dedicati alla prima infanzia disponibili sul mercato, lo scaldabiberon è senza dubbio uno dei prodotti più utili, dal momento che assiste mamma e bambino nel momento dell’alimentazione.

Accostato ad altri piccoli strumenti, quali il biberon e lo sterilizzatore, uno scaldabiberon può diventare un oggetto fondamentale per la corretta alimentazione del bambino e facilitare notevolmente tale procedimento.

A cosa serve uno scaldabiberon?

La necessità di utilizzare uno scaldabiberon nasce dal bisogno di portare alla giusta temperatura il latte e, in generale, di poter controllare nei minimi dettagli l’intero processo di alimentazione del bambino.

Soprattutto nei primi mesi di vita del piccolo, quando modalità e orari di alimentazione non risultano chiari né per i genitori, né per il neonato, è importante poter ridurre i tempi di attesa e di preparazione dell’alimento.

Durante i pasti notturni, infatti, ricorrere a metodi come il bagnomaria per l’ebollizione del latte può tradursi in tempi eccessivamente lunghi e, spesso, in un momento di stress per l’intera famiglia. Lo scaldabiberon, dunque, semplifica e velocizza l’intero processo, permettendo ai genitori di organizzare al meglio la poppata e risparmiare tempo e fatica.

Anche in viaggio

Così come durante la notte, il bambino può avvertire la fame in ogni momento della giornata.
Per questo motivo, l’importanza di avere una risposta pronta è fondamentale. 
Dal momento che esistono scalda biberon auto che consentono l’utilizzo anche in movimento e persino in automobile, grazie alla presenza di adattatori e caricabatterie da viaggio, non è necessario rinunciare a uscite e spostamenti lunghi.

Altri modelli, addirittura, sono dotati di batterie ricaricabili o cartucce e permettono di scaldare gli alimenti letteralmente ovunque ci si trovi.

Oltre a consentire l’uso fuori da casa, alcuni scaldabiberon non si limitano al riscaldamento del latte.
Sarà possibile, infatti, portare alla giusta temperatura altri alimenti, quali omogeneizzati o pappe pronte.

Digitale o analogico? Le caratteristiche fondamentali

Essendo un piccolo elettrodomestico per la prima infanzia, uno scaldabiberon non richiede particolari conoscenze o capacità per essere utilizzato. 
Nonostante ciò, il mercato offre numerose scelte, alcune delle quali più tecnologicamente avanzate di altre.
Per esempio, è importante sapere che esistono modelli analogici e modelli digitali.

Mentre entrambe le tipologie consentono di regolare temperatura e durata, offrendo anche un segnale di allerta quando l’alimento è pronto, uno scaldabiberon digitale tende a scaldare (a vapore) in maniera più uniforme.

Una volta terminata l’operazione, inoltre, esso si spegnerà automaticamente, consentendo al genitore di svolgere, nell’attesa, altre attività e soprattutto di evitare il surriscaldamento dell’accessorio e del suo contenuto.

In generale, quindi, è opportuno optare per uno scaldabiberon le cui caratteristiche si adattino alle proprie necessità in termini di tempo e mobilità.
Irrinunciabili sono la possibilità di scegliere la temperatura e la presenza di un avviso acustico, così come la velocità di riscaldamento, che influisce sui tempi di attesa e, di conseguenza, favorisce i bisogni del piccolo.

Lavatrici: consigli e suggerimenti per un bucato perfetto

La lavatrice è stato uno dei primi grandi elettrodomestici a diffondersi nelle nostre case e divenire di uso comune. Nonostante ciò, il suo utilizzo rappresenta ancora un elemento di difficoltà per alcune persone.

Mentre questo è del tutto comprensibile, data la grande quantità di funzioni e programmi a disposizione, fare il bucato in lavatrice è molto semplice e rendere il processo un gioco da ragazzi è soltanto questione di pratica e abitudine.

Separare i capi

Prima di introdurre i vestiti e usare la lavatrice, è importante imparare a leggere le etichette presenti sugli indumenti stessi. Su di esse, infatti, troveremo indicazioni e regole fondamentali che ci aiuteranno a capire come il lavaggio e l’asciugatura degli abiti dovranno essere effettuati.

Grazie alla presenza di icone e disegni, sarà semplice individuare i vestiti che dovranno essere lavati a mano e distinguerli da quelli che, invece, dovranno essere lavati a secco.
La presenza di un numero, inoltre, può indicare a quale temperatura è preferibile lavare l’indumento.
La lavatrice, pertanto, dovrà essere impostata adeguatamente.

In seguito, è fondamentale separare gli indumenti bianchi (o comunque di colore chiaro) da quelli colorati. Essi non potranno essere lavati nello stesso momento, poiché alcuni capi colorati possono perdere colore e rovinare quelli più chiari.
Controllare che le tasche degli abiti non contengano oggetti come monete o fazzoletti è un’altra abitudine importante da adottare ogni volta sia necessario fare il bucato.

La giusta temperatura

Come accennato in precedenza, uno dei fattori più importanti da considerare consiste nel controllo dei tessuti e della temperatura alla quale essi dovranno essere lavati. Nel caso della biancheria più delicata o di materiali specifici, come per esempio la lana, sarà necessario effettuare un lavaggio a mano.

Se invece si vuole utilizzare la lavatrice slim, è opportuno scegliere un programma a 0°C e ridurre al minimo la forza della centrifuga.
Molti degli abiti che vengono indossati quotidianamente rientrano nella categoria dei capi sintetici. Essi potranno essere lavati ad una temperatura di 30°C.

Per quanto riguarda i capi in cotone, invece, occorrerà selezionare il programma a 40°C. In questa categoria rientrano anche i tessuti della biancheria per la casa, come asciugamani, lenzuola e tovaglie.

Generalmente, è consigliato non usare temperature troppo alte, in modo da non incorrere in sprechi di energia e limitarsi a valori inferiori ai 60-70°C.

Detersivo: quale scegliere e quanto usarne

Così come la divisione dei capi in base a colore e tessuti, anche la scelta del detersivo è un elemento determinante.
I detersivi sono disponibili in diverse forme: liquido e in polvere.

Solitamente, è sufficiente una quantità minore di detersivo, nel caso se ne scelga uno liquido, ma è anche importante sapere che esso può risultare più inquinante di uno in polvere.
Le dosi consigliate sono, in genere, di un misurino per un lavaggio con detersivo liquido o un misurino e mezzo con quello in polvere.

Per effettuare un prelavaggio, consigliabile nel momento in cui si aggiungono indumenti intimi, sarà sufficiente un misurino di detersivo liquido o mezzo di detersivo in polvere.

Consigli per scegliere e riparare un materasso gonfiabile

Tra gli accessori portatili più diffusi che ci consentono un riposo adeguato anche in viaggio o fuori casa troviamo sicuramente i materassi gonfiabili.

In base all’utilizzo che ne dovremo fare, esistono numerosi tipi di materasso gonfiabile, i quali variano per dimensioni, spessore, materiale e modalità di preparazione.
 Scegliere il giusto materasso gonfiabile non è difficile, ma effettuarne la giusta pulizia e manutenzione può, talvolta, rivelarsi problematico.

Uso domestico o all’esterno

Le categorie di materassi gonfiabili disponibili sul mercato si distinguono, principalmente, per il tipo di utilizzo che essi consentono. La tipologia principale comprende tutti i materassi gonfiabili che possono essere usati per l’utilizzo domestico e per interni.

Questi materassi sono, in genere, abbastanza comodi, resistenti e grandi da consentire di dormirci durante la notte, come su un normale letto. Una seconda categoria è dedicata, invece, ai materassi da spiaggia e da campeggio. Essi presentano una struttura tubolare e sono, generalmente, più economici, dal momento che sono creati per un utilizzo saltuario durante viaggi o vacanze.

L’ultimo gruppo è composto dai materassi auto-gonfianti. Questi, una volta ripiegati, occupano una quantità di spazio minima e rappresentano un’ottima opzione in termini di praticità e rapidità di utilizzo. Aprendo la valvola posta sul lato, il materasso inizierà a gonfiarsi da solo, aspirando l’aria presente all’esterno.

Le qualità di un buon materasso

Oltre al tipo di uso, è importante valutare quali caratteristiche siano davvero importanti e rispondano alle proprie esigenze. 
Se si decide di acquistare un materasso gonfiabile, è opportuno, per esempio, sceglierne uno della giusta dimensione.

Quest’ultima, infatti, non dipenderà solo dal numero di persone che vi dormiranno, ma anche dallo spazio a disposizione negli ambienti in cui il materasso verrà posto. In ogni caso, sono disponibili materassi gonfiabili di ogni forma e misura, i quali possono raggiungere dimensioni pari a quelle di un comune letto matrimoniale.

Anche lo spessore del materasso è un elemento da non sottovalutare. Esso potrà determinarne la comodità e la capacità di sostegno del corpo di chi lo usa. Infine, la rapidità e facilità di gonfiaggio è un altro fattore determinante. 
Alcuni modelli includono una pompa che può facilitare il procedimento, mentre l’utilizzo di una pompa elettrica può automatizzarlo, permettendo di gonfiare (e sgonfiare) il materasso in pochi minuti.

Trovare e riparare un guasto

Rompere o bucare un materasso gonfiabile è un evento che può accadere, ma quando succede non bisogna disperare. Esistono alcuni metodi per identificare la posizione dell’area danneggiata, in modo da poterla riparare.

Sicuramente, un primo sistema consiste nel cercare di ascoltare eventuali sibili, causati dalla fuoriuscita di aria dal materasso. In caso non ve ne siano, è possibile appoggiare un foglio di carta o un fazzoletto sul materasso e spostarlo lungo la sua superficie.

Una volta raggiunta la zona danneggiata, essi reagiranno allo spostamento d’aria. 
Ancora, cospargere il materasso di acqua e sapone ci consentirà di scorgere delle piccole bolle in prossimità dell’eventuale foro e di identificare il guasto.

In alternativa, è possibile utilizzare del borotalco.
 Una volta trovata l’apertura, sarà opportuno riparare la parte utilizzando uno degli appositi kit di riparazione, spesso forniti insieme al materasso gonfiabile.

Action camera: le caratteristiche indispensabili per video di qualità

Ormai diventate un vero e proprio fenomeno commerciale, grazie anche alle sempre più spericolate imprese di atleti e appassionati, le action camera sono disponibili in una grande varietà di modelli, i quali si distinguono per specifiche tecniche e funzionalità.

Mentre molte action cam sono create per un utilizzo generale, alcuni modelli sono rivolti specificamente a persone che svolgono certe attività sportive e ne vogliono catturare i momenti più emozionanti.

Condizioni di utilizzo

Nel momento in cui si decide di optare per una action cam, sono molti i fattori che possono influenzare la scelta. 
Prima di tutto, occorre definire il tipo di utilizzo che si andrà a fare del dispositivo.

Nonostante l’offerta sul mercato offra spesso le giuste caratteristiche per ogni occasione, prestare attenzione ad alcuni dettagli tecnici può fare la differenza. Sapendo di dover utilizzare la camera in condizioni di luce scarsa, per esempio, sarà opportuno optare per un modello che consenta anche riprese casalinghe o al chiuso.

Se invece vorremo registrare le nostre imprese sportive, sarà consigliabile cercare un modello particolarmente resistente o, comunque, che non sia troppo suscettibile ad eventuali cadute durante l’utilizzo.

Ancora, è possibile che sia necessario effettuare riprese subacquee, durante le nostre sessioni di snorkeling. In questa eventualità, una action cam subacquea o, in alternativa, una custodia protettiva apposita faranno al caso nostro.

Alta risoluzione e dimensioni ridotte

A prescindere dall’uso che andremo a farne, una action cam dovrà possedere determinate caratteristiche tecniche per poter soddisfare le nostre esigenze. Uno degli elementi più importanti è rappresentato dalla risoluzione video alla quale la telecamera indossabile potrà registrare.

Tutti i modelli di fascia alta permettono, ormai, di registrare a risoluzioni FullHD (1920×1080 pixel) e oltre, fino a raggiungere la risoluzione 4K, diffusasi solo negli ultimi anni. Oltre ad una buona risoluzione, un’ottima action cam dovrà potersi adattare ad ogni situazione.

Esse devono poter essere indossate con facilità e utilizzate in movimento, persino nel vivo dell’azione. Ecco perché peso e dimensioni ridotte costituiscono un fattore fondamentale. 
Per evitare spiacevoli inconvenienti ed essere costretti a sospendere la registrazione sul più bello, è utile prestare attenzione alla durata effettiva della batteria del dispositivo. Un buon modello dovrà garantire parecchie ore di ripresa, anche in alta definizione.

Gli accessori adatti ad ogni situazione

La action camera è un gadget tecnologico sorprendente, ma la sua utilità può essere ulteriormente migliorata grazie alla moltitudine di accessori compatibili.
 Un grande numero di montature sono disponibili, offrendo la possibilità di utilizzo durante ogni tipo di attività sportiva e adattandosi al diverso equipaggiamento indossato.

Inoltre, i cosiddetti stick, o monopiedi, costituiscono un accessorio importante per tutti coloro che desiderano controllare la distanza e l’altezza della action cam. In questo modo, video in soggettiva e video selfie possono essere registrati con facilità.

Oltre alla posizione della camera, infine, alcuni accessori permettono di aggiungere preziose funzionalità, durante e dopo la ripresa, come l’analisi di dati quali velocità, distanze, tempi, forza G e altro.

Provetti Chef con robot da cucina

Affascinati da Masterchef, Cuochi in fiamme, Cotto e Mangiato con le sue ricette per la cena da realizzare in dieci minuti, tutti, uomini e donne, abbiamo accarezzato almeno una volta il sogno di diventare Chef per realizzare piatti prelibati e far impazzire d’invidia i nostri ospiti a cena.

Ma purtroppo, mani ai coltelli e ai taglieri, ci rendiamo conto che cucinare non è poi cosi facile e può richiedere lunghe e complesse preparazioni anche per piatti semplicissimi. Per fortuna esistono i robot da cucina, meravigliosi strumenti che permettono di realizzare ottime pietanze anche a chi non ha idea di come si accenda un fornello e si cucini un’omelette.

I robot da cucina sono un valido aiuto, non solo per i principianti, ma anche per chi è già esperto e vuole misurarsi con delle preparazioni più complesse ottimizzando i tempi. Sempre più donne oggi lavorano e non possono dedicare tempo ai lavori domestici.

I tempi si riducono, ma per fortuna i robot da cucina danno loro una mano. Se poi si scelgono i robot più tecnologici con applicazioni dedicate e chiavette usb, praticamente non si deve far nulla, se non selezionare gli ingredienti e pigiare i tasti giusti.

Cosa puoi fare con il robot da cucina?

La risposta è: tutto! Il robot da cucina è un prodotto multifunzionale che può racchiudere al suo interno almeno fino a venti, trenta diverse funzionalità. Per questo i diversi modelli di robot da cucina sul mercato sono molto diversi tra loro e non è facile scegliere quello più adatto alle proprie esigenze.

Tra i principali robot troviamo quelli che fungono da sbattitori, ma possono anche essere usati per preparare succhi di frutta e verdure di diversa consistenza e come tritatutto o affettatrici da utilizzare per tagliare le verdure a julienne o in eguali misure.

Poi ci sono quelli che permettono di macinare la carne, tritare formaggi e cibi più duri. Infine i modelli più avanzati che cuociono in varie modalità e addirittura impastano ogni tipo di preparato per pane, pizza e pasta.

Se ami le conserve, il robot per cucina è un ottimo aiutante per preparare ad esempio le marmellate senza sprecare del tempo prezioso. Il robot infatti si occuperà di cuocere e girare il composto come se fossi tu a farlo.

Il robot da cucina è la soluzione ideale anche per le mamme che vogliono preparare cibi genuini per i propri figli: omogenizzati, passate di verdura o pomodoro, composte di frutta frullata sono solo alcuni dei cibi sani che si possono preparare con l’aiuto di un robot.

Ma il robot da cucina non è solo un oggetto per mamme indaffarate e fidanzati che sperimentano in cucina. Si tratta di uno strumento che, insieme alla lavastoviglie, può migliorare la tua vita sociale.

In che modo? Ogni weekend, spendendo un paio d’ore in compagnia del tuo robot, potrai preparare cene e pranzetti deliziosi per i tuoi amici di sempre. Forse dopo farai un po’ fatica a trovare del tempo, perché i tuoi amici non vorranno più alzarsi da tavola.

Come effettuare la fresatura del terreno con una motozappa

Sono numerosi gli attrezzi che si rivelano necessari per la coltivazione e manutenzione di un giardino. Ognuno di essi ha uno scopo specifico: lavorare il terreno, potare, prendersi cura di piante e alberi. 
Uno degli strumenti agricoli tra i più utili e funzionali è sicuramente la motozappa.

Saper maneggiare e utilizzare correttamente una motozappa può sembrare un compito facile. Tuttavia, esistono situazioni in cui un uso scorretto può tradursi in un danno da non sottovalutare per il nostro giardino. Ecco perché è opportuno conoscere le modalità migliori e più sicure con cui operare questo utilissimo attrezzo.

Benefici della fresatura

Come suggerisce il nome, una motozappa differisce dalla semplice zappa, operata manualmente, dalla presenza di un motore, che ne incrementa notevolmente l’efficienza.
 Proprio come la sua controparte manuale, la motozappa è uno strumento impiegato nel momento in cui è necessario effettuare lavori sulla superficie del terreno.

In particolare, essa è utile durante l’operazione di fresatura, la quale consiste nello spezzare e rimescolare le zolle del terreno con dei movimenti rotatori continui della macchina, predisponendo un substrato di crescita più adeguato prima di una semina.

Tale procedimento è importante non solo per la predisposizione del terreno alla coltura, ma anche per renderlo più leggero, favorire il drenaggio dell’acqua e, se necessario, per il rimescolamento e la distribuzione dei concimi.

Ancora, una motozappa può consentire di invertire la posizione degli strati umidi e asciutti del terreno, rivelando eventuali parassiti o piante nocive che vi si erano insediati e permettendo di prevenire malattie e infestazioni.

Il rostro

Dovendo lavorare su terreni di dimensioni superiori ai 100 m2 , è evidente come l’utilizzo di una comune zappa può prolungare eccessivamente i tempi richiesti e risultare, dunque, poco efficiente.

Dotata di manubri maneggevoli per essere condotta con precisione, una motozappa è senza dubbio lo strumento che può fare al caso nostro. Prima di iniziare, è opportuno montare il rostro, ovvero una struttura in metallo posta nella parte posteriore dell’attrezzo, utile a frenarne l’azione e permettere alle lame di affondare nel terreno.

Senza il rostro, infatti, la motozappa elettrica correrebbe sulla superficie del terreno, senza che le lame lo penetrino. Posizionando il rostro più in basso, tramite l’apposito bullone, si determina un rallentamento ulteriore della motozappa.

Disossatura e fresatura

Una volta pronti a lavorare, è consigliabile rimuovere dal terreno qualunque ostacolo visibile, come pietre o rami. 
Dopodiché si inizierà con un’operazione di disossatura; premendo sui manubri della motozappa, il rostro affonderà nel terreno e consentirà alle lame di fare lo stesso.

Procedendo con cautela, esse si occuperanno di frantumare le zolle di terra e ammorbidire la superficie. Successivamente, è possibile ripassare sul terreno una seconda volta per la fresatura.

Aumentando la velocità, e quindi la potenza, della motozappa, sarà possibile affondare maggiormente nella terra, la quale diverrà sempre più fine e morbida. Grazie alla ridistribuzione del suolo, il terreno sarà così privo di elementi nocivi e pronto ad ospitare un’eventuale semina.

Preziosi consigli per la pulizia del piano cottura

I piani cottura delle nostre cucine necessitano di una pulizia costante, per garantire un aspetto fine e brillante, ma anche e sopratutto per motivi igienici.

Le modalità con cui conviene effettuare la pulizia del nostro piano cottura dipende da diversi fattori, primo tra tutti il materiale con il quale essi sono realizzati. Nonostante ciò, esistono alcune semplici regole che possono essere applicate per la pulizia di tutte le cucine.

Regole generali

Per preservare la qualità e l’aspetto del nostro piano cottura, è opportuno scegliere con cura i prodotti e gli strumenti che si andranno ad utilizzare per la sua pulizia. Innanzitutto, è importante assicurarsi di usare sempre panni o spugne morbide; l’utilizzo di spugne ruvide o, ancora peggio, di pagliette metalliche può graffiare le superfici e rovinare il piano, a prescindere dal materiale.

Seguendo la stessa linea di pensiero, si consiglia di evitare prodotti abrasivi o solventi chimici, optando, invece, per detergenti neutri. Nel caso di piani cottura in acciaio o vetroceramica, inoltre, la candeggina non è una valida opzione.

Piani in acciaio e vetroceramica

Mentre, generalmente, per pulire un piano cottura è sufficiente passare un panno imbevuto di acqua e detersivo, in alcune situazioni ciò non basta. 
Quando si formano residui o macchie particolarmente ostinate, il giusto approccio consiste nell’applicare acqua e detersivo (o bicarbonato, per un rimedio più naturale) sulla zona, lasciandoli agire per una decina di minuti.

Solo in seguito, è possibile risciacquare e asciugare. In caso di piani cottura in acciaio, una soluzione di acqua e aceto renderà pulito e splendente la superficie. Asciugare molto bene dopo il risciacquo, inoltre, previene il formarsi di aloni poco piacevoli alla vista.

Molto più delicati sono i piani cottura realizzati in vetroceramica, i quali dovranno essere trattati immediatamente dopo l’utilizzo, con panni morbidi e prodotti specifici o, in alternativa, con detersivo per piatti.

La pulizia dei fornelli

Oltre alla pulizia del piano cottura, è opportuno prestare particolare cura a quella dei fornelli della nostra cucina. Una mancata pulizia regolare, infatti, può persino influenzarne il corretto funzionamento.

Per una pulizia generica, è sufficiente lasciare in ammollo i fornelli (e le griglie, se necessario) in una soluzione di acqua e aceto per qualche minuto, sciacquare e asciugare accuratamente. L’asciugatura è molto importante per evitare che le superfici arrugginiscano col tempo.

Per una pulizia più profonda, utilizzare uno spazzolino o uno stuzzicadenti può rivelarsi molto utile nel momento in cui si agisce sui fori e sulle insenature dei fornelli. In questo modo, si avrà la certezza che non vi siano residui di cibo o incrostazioni che potrebbero bloccare la fiamma, durante l’accensione.

Finita la pulizia, si consiglia di testarne il corretto funzionamento, tenendo acceso il fornello per qualche minuto. Infine, anche le manopole dei comandi del fornello richiedono una pulizia accurata. Intorno e sotto di essi, infatti, è molto facile che si accumulino macchie e residui indesiderati.

Sei sicuro che corri con le scarpe giuste?

Una volta si faceva tutto con lo stesso paio di scarpe da ginnastica. Le indossavi per andare a scuola, per andare a correre, per le escursioni con gli amici o per le uscite sportive del venerdì sera. Nel nostro armadietto c’erano al massimo un paio di scarpe da ginnastica nuove e un paio di scarpe vecchie da usare in caso di ‘lavori sporchi’.

Oggi invece ce n’è per tutti i gusti. Da basket, da trekking, da tennis, da calcetto, da pallavolo, da corsa. Solo per menzionare alcune delle scarpe sportive speciali che sono state sviluppate dai centri di ricerca e sviluppo delle più grandi case produttrici.

In particolare le scarpe da corsa sono state al centro di studi dedicati al corpo umano in movimento per molti anni. Di fatto le scarpe sono l’attrezzo più importante quando si corre.

Se si sceglie la scarpa giusta si possono evitare molti problemi articolari e muscolari dovuti all’uso di scarpe poco adeguate. Le scarpe, oltre a essere comode, traspiranti e ben ammortizzate, devono essere adatte alla conformazione del tuo piede.

La tecnologia in una scarpa da running

Non sono più i colori o la marca a fare la differenza in una scarpa da corsa, ma le tecnologie racchiuse al suo interno che possono cambiare la tua vita di sportivo. Cerchiamo allora di capire come scegliere le migliori scarpe da running.

Grazie alle ricerche più recenti sono state sviluppate 7 tipologie diverse di sole scarpe da corsa, a partire dalle minimaliste A0 fino ad arrivare alle scarpe chiodate specialistiche A8. Le minimaliste A0 e le superleggere A1 sono per i professionisti della corsa che non hanno visibili problemi di appoggio: ultraleggere che agevolano il movimento naturale delle articolazioni del piede.

Massimo ammortizzamento e una buona protezione del piede caratterizzano le intermedie A3, ideali per chi inizia ad avvicinarsi alla disciplina della corsa e le stabili A4, consigliate invece ad atleti pesanti e a pronatori, che tendono a poggiare il piede verso l’interno.

Se poi sei abituato a correre in montagna per scoprire boschi e sentieri non ancora battuti, le scarpe da trail running (letteralmente ‘da sentiero’) o quelle chiodate A8 sono quello che fa per te. Sono scarpe che non solo hanno tutte le migliori caratteristiche di una scarpa da running standard ma offrono maggiore aderenza e maggiore protezione per il piede.

Il tuo piede in una scarpa da running

Se il tuo piede ha una pianta larga o stretta o se poggia in modo neutro o supino durante la corsa sono cose che devi osservare prima di scegliere una scarpa da corsa. I negozi specializzati offrono la possibilità di analizzare il tuo piede con delle macchine specialistiche per capire se si appoggia il piede in modo supino, cioè verso l’esterno, o da pronatore, ovvero con appoggio verso l’interno.

Se le tue vecchie scarpe da corsa risultano scomode o se noti che quelle appena comprate si sono rovinate subito, è arrivato il momento di analizzare il tuo piede e scegliere la scarpa giusta per corse indimenticabili.

Come risparmiare installando una caldaia a condensazione

Le caldaie a condensazione sono l’apparecchio dedicato al riscaldamento che, specialmente negli ultimi anni, hanno registrato un altissimo numero di installazioni nelle abitazioni.

I vantaggi in termini di efficienza e risparmio energetico sono innegabili, ma è opportuno valutare se la collocazione di una caldaia di questo tipo nella propria casa porti effettivamente dei benefici.

L’efficienza del processo di condensazione

Per soddisfare i propri bisogni in termini di riscaldamento, sempre più persone scelgono una caldaia a condensazione, la quale, grazie al suo particolare funzionamento, permette di consumare di meno rispetto alle caldaie tradizionali.

Le caldaie a condensazione, infatti, sfruttano con più efficienza il calore prodotto dal processo di combustione. Potendo trattenere e impiegare anche il calore generato dal vapore, questo tipo di caldaia riesce, nel tempo, a produrre la stessa quantità di calore di una caldaia tradizionale, consumando una quantità minore di gas (o altro carburante).

Questo può avvenire, in particolare, quando la caldaia ha la possibilità di lavorare a temperature relativamente basse, intorno ai 55 gradi, poiché tale è la temperatura in cui avviene la condensazione del vapore.

Più bassa sarà la temperatura dell’acqua con con lavora l’impianto, maggiore sarà il rendimento della caldaia. 
Nonostante questo, le caldaie a condensazione più moderne consentono l’utilizzo, e il conseguente risparmio, anche a temperature superiori, fino ai 70 gradi centigradi.

Il rendimento di una caldaia a condensazione

Come già detto, il rendimento di una caldaia a condensazione dipende dalla temperatura dell’acqua che scorre nell’impianto. Essa, è importante sottolinearlo, non corrisponde alla temperatura degli ambienti della casa, ma a quella dell’acqua presente, per esempio, nei termosifoni.

Mantenendo l’acqua alla giusta temperatura, si è potuto notare che il risparmio medio in termini di rendimento è di circa il 17% rispetto a quello di una caldaia tradizionale.
 Questo valore diminuirà all’aumentare della temperatura dell’acqua, la quale dipende, essenzialmente da due fattori.

Il primo fattore consiste nella temperatura degli ambienti da riscaldare, che è influenzata inevitabilmente da quella esterna all’abitazione. Più questa è bassa, più alta sarà la temperatura alla quale l’impianto deve lavorare per garantire un livello di comfort. Il secondo fattore è costituito dalla superficie dei radiatori. Più questa è ampia, minore potrà essere la temperatura dell’impianto che, di conseguenza, può offrire un rendimento superiore.

Quando non conviene?

Nonostante nella maggior parte dei casi convenga installare una caldaia a condensazione, vi sono situazioni in cui non solo ciò non produce un guadagno, ma è addirittura sconsigliato.

In particolare, si sconsigliano l’acquisto e l’utilizzo di una caldaia a condensazione nelle abitazioni caratterizzate da un cattivo isolamento termico o dotate di impianti vecchi, con radiatori di dimensioni ridotte, progettati per lavorare a temperature alte.

Per tutti gli altri immobili, invece, l’installazione è vivamente consigliata.
 Sarà possibile ammortizzare il costo della nuova caldaia entro un periodo di circa 4 anni e, dunque, sfruttare il migliore rendimento, senza costi aggiuntivi.

Sterilizzatori: l’importanza di un’igiene assoluta per il tuo bambino

L’igiene è un aspetto importante della nostra vita, ma quando si tratta di bambini e prima infanzia, esso diventa fondamentale. Un bambino, specialmente nei primi anni di vita, non ha ancora sviluppato un sistema immunitario abbastanza forte da poter essere esposto al mondo ed è per questo che occorre preservarlo e proteggerlo come possiamo.

Uno sterilizzatore, grazie alla sua azione disinfettante, può diventare un prezioso alleato di tutti i genitori che desiderano un’igiene totale per i propri bambini.

Un’igiene adeguata: perché è importante sterilizzare

Per garantire un livello adeguato di igiene in tutto ciò che circonda il neonato, occorre prestare attenzione anche ai minimi dettagli.
Per esempio, utilizzare detersivi poco aggressivi e profumati è importante per evitare irritazioni della pelle e degli occhi.

O ancora, è consigliabile evitare che molte persone diverse, al di fuori di mamma e papà, tocchino o bacino il bambino.
Per quanto riguarda gli accessori e i giochi che un bambino nei primi anni di età usa tutti i giorni, invece, è opportuno usare uno sterilizzatore.

Uno sterilizzatore è un cestello, il quale presenta numerosi spazi per ospitare altrettanti oggetti da sterilizzare. Solitamente, sarà presente anche uno spazio dedicato al biberon, variabile in base a forma e marca, oppure dalle dimensioni standard.


Sterilizzatori a vapore e a microonde

Tra i più diffusi, troviamo gli sterilizzatori a vapore.
Essi sono alimentati dalla corrente elettrica e, durante l’uso, producono una quantità di vapore sufficiente ad uccidere i batteri ed eliminare ogni impurità nociva dagli oggetti che vi si introducono.

Il procedimento è molto rapido e può durare una decina di minuti.
Grazie ad un timer integrato nello sterilizzatore, sapremo quando l’operazione sarà terminata. Lo stesso strumento si arresterà a sterilizzazione avvenuta.

Nel momento in cui ci si accinge a ritirare gli accessori dalla macchina, è molto importante ricordarsi di non toccarli con le mani e di utilizzare le apposite pinze, in modo da non contaminare nuovamente le superfici.

Un altro tipo di sterilizzatore è quello a microonde e può essere impiegato con il forno a microonde di casa. Sarà sufficiente introdurvi uno speciale di contenitore, riempito parzialmente d’acqua, nel quale si riporranno gli oggetti da sterilizzare. Anche in questo caso, dopo dieci minuti potremo recuperarli con una pinza.

Sterilizzatori a freddo

Un’ulteriore tipologia di sterilizzatore è rappresentata dagli sterilizzatori a freddo.
Essi consistono nell’utilizzo di una speciale soluzione da inserire in una vaschetta di acqua, solitamente in forma di liquido o di pastiglia, la quale possiede una potente azione battericida.

Nonostante posseggano un odore particolare, tali disinfettanti sono da considerarsi totalmente innocui. Questa variante si rivela molto utile e comoda nel momento in cui il bambino si trova fuori casa.
In assenza di corrente elettrica, non sarà possibile usare uno sterilizzatore a caldo o un forno a microonde, ma potremo riempire un semplice contenitore di acqua e aggiungere la soluzione, ovunque ci troviamo.

Mentre è consigliabile leggere sempre le istruzioni d’uso per determinare le giuste dosi, solitamente si tratta di aggiungere un cucchiaio di soluzione per ogni litro d’acqua.
Il procedimento di soluzione a freddo, infine, richiede più tempo di quello a freddo e può durare per almeno un’ora.

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